Pirateria, cos’è IPTV e quali sono i rischi

Ci sono diversi tipi di pirateria, tra le più avanzate c’è la IPTV, detto in gergo “pezzotto”. Chi la usa rischia moltissimo

La pirateria su internet esiste fin dagli albori della diffusione della rete. Se da una parte p diventata meno prominente con l’arrivo delle piattaforme di streaming, sia nella musica che per i prodotti cinematografici (film e serie TV), dall’altra è rimasta molto rilevante per quanto riguarda gli eventi live. Oltre ai siti illegali classici però, esiste anche un altro metodo di parteria sanzionato più duramente: l’IPTV.

Come funziona la IPTV

La IPTV non è di per sé uno strumento illegale. Al contrario, è utilizzata da alcune aziende anche famose in Italia. Si tratta di un metodo per trasmettere programmi televisivi tramite connessioni internet. Sia Telecom Italia che Sky l’hanno utilizzata in passato per fornire contenuti ai propri abbonati. Non va confusa con i servizi in streaming. A differenza loro infatti, l’IPTV, pur funzionando tramite internet, sono fruibili esclusivamente sulle televisioni, spesso tramite decoder.

Il motivo per cui la IPTV è diventata famosa negli ultimi anni in Italia è però la pirateria. Si tratta non della pirateria “classica”, fatta di siti illegali gratuiti, ma del cosiddetto “Pezzotto”. Si tratta di un decoder illegale che permette di avere abbonamenti a prezzi molto bassi. La grande differenza con il resto della pirateria illegale, che usa internet e non la IPTV, sta nelle sanzioni.

Programmatore incappucciato al computer
Unsplash @ Mika Baumeister | zak-site.it

È molto difficile, se non impossibile, perseguire chi guarda eventi o serie tv in streaming illegalmente su internet. Questo perché le leggi su cui si basa buona parte del funzionamento della rete prevedono che sia il sito, non l’utente finale, a essere responsabile dei contenuti che appaiono. Si ipotizza insomma che l’utente non possa sapere con certezza che quanto sta guardando sia trasmesso in modo illegale.

Con il “pezzotto” però questo cambia. Non solo chi organizza queste operazioni illegali è perseguibile, ma anche i “clienti”. Dal 2023 infatti l’Italia ha modificato le sue leggi per permettere alle forze dell’ordine di punire chi guarda eventi o serie TV in streaming con abbonamenti illegali.

Quali sono le multe e le sanzioni per chi la usa

Grazie alla cosiddetta “Legge anti pezzotto”, varata nel 2023, in Italia chi organizza questo tipo di trasmissioni illegali rischia fino a 3 anni di carcere. La novità della normativa però sta nella possibilità di infliggere una multa anche a chi guarda le trasmissioni. La sanzione arriva fino a 5000 euro, mentre per chi trasmette può arrivare fino a 25.822 euro.

Si tratta di leggi molto dure, che però fanno riferimento al fatto che le IPTV illegali creano un grosso danno economico, soprattutto al calcio. Il pezzotto è infatti utilizzato soprattutto per le partite. I criminali hanno terreno fertile grazie anche alla grande quantità di abbonamenti necessari per seguire tutti i tornei, da quelli nazionali a quelli europei.

Statua rappresentante la giustizia bendata
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Secondo alcune stime, ogni anno 1,2 milioni di perone in Italia utilizzano lo streaming di partite di calcio illegale. Il valore perso da parte delle aziende che acquistano i diritti di trasmissione sarebbe di circa 350 milioni di euro all’anno.