A seguito di una manomissione dell’etichetta durante la traduzione, sono stati importati in Italia snack contaminati: l’allarme in corso.
L’attenzione sulla questione della peste suina in Lombardia è stata nuovamente sollevata. L’assessore all’Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste, Alessandro Beduschi, in questi giorni ha commentato le notizie riguardanti prodotti alimentari importati illegalmente dalla Cina. Questi snack, infatti, sono stati identificati come positivi alla PSA (Peste Suina Africana) dopo una serie di controlli.
Alla luce di questa scoperta, l’assessore regionale all’Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste, ha reso pubbliche informazioni preoccupanti riguardo a indagini in corso su prodotti alimentari, per di più importati illegalmente in Italia. Tali prodotti sono risultati positivi alla PSA (Peste Suina Africana), con una buona percentuale del 50% di positività. L’infezione è stata rinvenuta dall’Asl di Napoli, con un risultato alquanto preoccupante: 11 positività alla PSA in 22 diversi campioni di barrette con dei prodotti disidratati che sono stati, in aggiunta, dichiarati vegetali ma che contenevano invece carne suina.
Barrette contaminate: il caso degli snack contenenti tracce di peste suina
“L’Italia – afferma l’assessore Beduschi – non può più accettare mancanza di reciprocità su ogni cosa, a partire dai controlli su merci in arrivo da Paesi non trasparenti e per fortuna oggi c’è una politica diversa che ha coraggio di cercare e denunciare questi fatti”. Nel corso del suo discorso precisa come questo sia inammissibile poiché, per esempio, il cibo italiano e lombardo risulta ad oggi il più controllato d’Europa e sottoposto a regole rigidissime. Nonostante ciò, i mercati esteri, nonché alcuni italiani, continuano a contaminare le filiere del territorio.
Durante l’udienza è emerso che quello che è accaduto risulta inammissibile per due motivi: il primo è che gli snack in questione sono stati spacciati per prodotti vegani, ossia che non contengono alcun tipo di ingrediente animale, ma in realtà sono prodotti con carne di pollo e di maiale. Come se non bastasse, queste carni potrebbero aver innescato l’epidemia di PSA (Peste Suina Africana), in Italia.
A quanto pare le etichette di questi snack cinesi sono state volutamente manomesse durante la traduzione. Oltre alla PSA, contengono carne anche se espressamente dichiarate come prodotti vegani. Come dichiara lo stesso assessore “basta manomettere un’etichetta tradotta dal cinese per causare danni a una filiera che vale miliardi di euro”. Il rischio, infatti, è che i residui di questi alimenti, sotto forma di rifiuti, abbiano trasmesso ai cinghiali italiani il virus della Peste Suina. Le indagini su questa nuova probabilità rimangono in corso.