Cosa si nasconde nella fitta e provocatoria trama di Saltburn? Scopriamo insieme gli aspetti più criptici del film che ha scioccato tutti
Saltburn è un film uscito il 22 dicembre su Amazon Prime Video, e si è guadagnato una valanga di critiche a pochi giorni dal suo debutto. Diciamo che non si tratta esattamente di un film adatto da vedere con i parenti la mattina di Natale, e chiunque lo abbia visto sa di cosa stiamo parlando…
Ma scopriamo perché Saltburn è stato tanto criticato, e quali sono invece i messaggi nascosti che potrebbero indurci a rivalutare questo film tanto discusso.
La regista Emerald Fennell ci aveva fatti sognare con Promising Young Woman, che nel 2021 l’aveva portata a vincere addirittura un Oscar come migliore sceneggiatura. Perciò potete immaginarvi quanti occhi erano puntati su Saltburn ancora prima che uscisse.
La presenza nel cast di attori come Jacob Elordi, Rosamund Pike e Archie Madekwe, non ha fatto altro che alzare ulteriormente l’asticella delle aspettative in molti fan di Euphoria e Gossip Girl.
Ma se in America la sua uscita è stata accolta con un grande successo, portando il film ad essere nominato a ben due Golden Globe, in Italia sembra essere stato capito ben poco dal pubblico, che più che altro sta ancora cercando di riprendersi dalla scena della vasca da bagno e del cimitero.
Il film è ambientato, in una prima fase ad Oxford, nel 2006. Oliver Quick (Barry Keoghan) si sente un pesce fuor d’acqua nella nuova scuola, dove tutti lo evitano a causa delle sue umili origini. Infatti, Oliver è riuscito ad entrare solo grazie ad una borsa di studio e non certo per la ricchezza della sua famiglia.
Ma tutto cambia quando conosce Felix Catton (Jacob Elordi), uno dei ragazzi più popolari del college. Tra i due nasce un’amicizia che potremmo definire malsana, fatta di passione celata e opportunismo.
Quando Felix invita Oliver nella sua tenuta di famiglia a Saltburn per passare l’estate insieme a lui e la sua famiglia, arriviamo al punto più alto della narrazione. Lo spettatore viene colpito da un vortice di tradimenti, seduzione e manipolazione, che trasformano il film in una commedia, o meglio una tragedia, grottesca e a tratti raccapricciante.
Nessuno esce illeso da questo vortice: né lo spettatore, né la metà dei protagonisti del film.
Le critiche rivolte a Saltburn sono state molteplici. Infatti, c’è chi lo ha definito “una forma di intrattenimento riciclato e sadicamente spassoso”, o addirittura “uno scenario lussureggiante e privo di regole, dove non c’è spazio per i sentimenti ma per sola apparenza, bugie e veglie funebri.”
I personaggi risultano piatti, con poca profondità emotiva o addirittura privi di questa. Quasi tutti nascondono una sorta di bestia interiore, pronta ad uscire allo scoperto in ogni momento. Compreso il caro Oliver, che sembra una sorta di imitazione di Joe Goldberg di You, specialmente a livello di stabilità mentale.
Inoltre, quasi tutti i personaggi hanno scelto come lettura estiva Harry Potter, tanto che il libro della famigerata Saga compare più volte in scena come un protagonista silenzioso e totalmente fuori contesto. Questa scelta non è proprio andata giù ai Potterheads di tutto il mondo, che hanno avvertito questo gesto come un vero e proprio sacrilegio. Un po’ come mettere la Bibbia in mano a Satana.
Insomma, il film risulta nel suo complesso una sorta di schizofrenica fiera degli eccessi dove salta all’occhio una buona dose di sesso, con scene alquanto discutibili e al limite dell’orrido, che potrebbero rimanere impresse più del vero messaggio che vuole veicolare il film.
Ora che abbiamo visto cosa pensa l’opinione pubblica italiana del film, cerchiamo di andare oltre all’apparenza e scavare meglio alla ricerca del messaggio che il film voleva veicolare.
Saltburn voleva essere un film sovversivo e mettere in luce una lotta di classe attraverso satira e black humor.
L’obiettivo era essere provocatori, mostrandoci il lato oscuro dell’alta borghesia con scene controverse e perverse, che avrebbero dovuto farci percepire i toni più dark e sconcertanti di quel tipo di società.
Una sorta di storytelling volutamente esasperato, studiato per mettere in risalto tutti gli aspetti negativi e contraddittori del mondo altolocato, delle sue apparenze e finzioni prive di etica. Ma la lotta di classe viene ambientata in un contesto talmente tanto paradossale da rimanerne oscurata.
Parrebbe che la regista si sia fatta prendere troppo la mano e invece di aggiungere un pizzico di sale con queste scene grottesche, abbia trasformato l’acqua della pasta in acqua di mare, rovesciandoci dentro un intero barattolo e uccidendo letteralmente qualsiasi altro sapore potesse avere il film.
Il protagonista, Barry Keoghan nei panni di Oliver, si può dire che abbia letteralmente salvato il film.
Grazie al suo talento, ha reso giustizia ad un personaggio complesso, ed è stato in grado di rendere credibili alcune delle scene più assurde che questo film ci ha regalato.
La sua trasformazione da preda a predatore non è stata certo un colpo di scena, ma il suo talento ci ha permesso di rimanere comunque sbigottiti di fronte a certe rivelazioni.
Parlando dell’interpretazione di Barry però non possiamo non nominare il finale, con cui probabilmente il bell’attore ci ha rovinato per sempre una delle nostre canzoni preferite: Murder on the Dance Floor di Sophie Ellis-Bextor. Dopo aver visto gli ultimi minuti del film, non si potrà mai più ascoltare questo brano nello stesso modo.
Berry è stato una sorta di sole attorno al quale hanno vorticato gli altri personaggi, un collante che ha permesso al film di non sgretolarsi.
In conclusione il film può essere riassunto con una frase: “Il troppo stroppia”, e per quanto la regista volesse mettere in luce la tematica della lotta di classe e di un mondo dei ricchi distorto e privo di etica, sfruttandone volutamente i lati più oscuri, potrebbe aver leggermente esagerato con le ambiguità. Ma una cosa è certa: Emerald Fennell ha creato un film che farà a lungo parlare si sè, nel bene o nel male.
Se non lo avete ancora visto, vi consigliamo comunque di vederlo e di prepararvi a rimanere sconcertati da alcune scene, proprio come siamo rimasti sconcertati noi. Il consiglio è di vederlo in assenza di genitori, zii o minorenni.
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