Guerre, quando finiranno i conflitti in corso? È una domanda che si pongono in tanti, ma a cui, purtroppo, non sembra esserci al momento una risposta.
Che l’uomo, nonostante tutto, non abbia ancora imparato a vivere in pace è un dato di fatto. Ogni anno il mondo deve fare suo malgrado i conti con nuovi conflitti che divampano e di cui, spesso, non si vede soluzione. Quelli che, al momento, più di tutti stanno tenendo banco sono essenzialmente due. Stiamo parlando della guerra in corso in Ucraina, a seguito dell’invasione russa, e del conflitto tra Palestina e Israele. In entrambi i casi, nonostante l’attenzione a livello internazionale e l’interessamento di molte delle potenze mondiali, la pace sembra essere ancora un miraggio lontano. Nel frattempo, morti e devastazione la fanno da padroni. Difficile, quindi, rispondere alla domanda su quando questi conflitti possano concludersi. Vediamo, però, gli ultimi sviluppi.
Partiamo dal conflitto più longevo, vale a dire quello in Ucraina. La situazione al momento appare congelata. Non ci sono state grandi manovre e il conflitto sta proseguendo senza sussulti degni di nota. Sul tema è intervenuto, in occasione della conferenza stampa di fine anno, Vladimir Putin. A precisa domanda su quando arriverà la pace ha risposto: “Ci sarà la pace quando raggiungeremo i nostri obiettivi che non sono cambiati: denazificazione e smilitarizzazione dell’Ucraina“. Putin ha poi toccato un altro tema caldo, quello di un’eventuale nuova mobilitazione di riservisti. “Attualmente – ha evidenziato –, ci sono 244mila persone mobilitate e si trovano nella zona operativa speciale: 41mila persone sono state smobilitate per motivi di salute o per raggiunti limiti di età. Sono già state reclutate sotto contratto con l’esercito russo 486mila persone. Ogni giorno 1,5 mila uomini russi si arruolano nelle Forze Armate, il flusso di coloro che desiderano difendere la propria patria con le armi in mano non si ferma“. Non servirà, quindi, una seconda ondata di mobilitazione.
Critica la situazione in Ucraina, altrettanto in Palestina. Non sembrano, infatti, esserci al momento spiragli per cercare la pace tra i due Paesi. L’esercito israeliano sta proseguendo nella graduale distruzione di Gaza, con l’obiettivo di annientare Hamas. I morti sono migliaia e l’emergenza umanitaria sembra essere soltanto all’inizio. L’Onu ha chiesto con una risoluzione il cessate il fuoco, con 153 voti a favore, 10 contrari (tra cui Austria, Usa, Israele), e 23 astenuti, tra cui Germania e Italia, mentre la Francia ha votato a favore.
Un punto di vista sulla possibile strada della pace lo ha fornito, in esclusiva ad Adnkronos, Reza Ciro Pahlavi, il figlio dell’ex Shah di Persia, Mohammad Reza Pahlavi, rovesciato nel 1979 dalla rivoluzione islamica guidata dall’ayatollah Ruhollah Khomeini. “L’unica soluzione al conflitto israelo-palestinese e, più in generale, alla pace in Medio Oriente è il crollo della Repubblica islamica in Iran che sta finanziando, aiutando e dirigendo gruppi terroristici come Hamas per seminare caos e instabilità nella regione – ha sottolineato – Questo regime prospera nel caos e nel conflitto e, finché sarà al potere, non consentirà una soluzione diplomatica del conflitto“.
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