I fossili tornano a rivivere grazie alla robotica

Un gruppo di ricercatori ha costruito un robot che si muove come un organismo di 450 milioni di anni fa partendo dai fossili

Una collaborazione tra ingegneri e paleontologi ha portato alla creazione di un robot con le movenze di una creatura di 450 milioni di anni fa. È stato possibile grazie all’impiego di soft robot, meno rigidi di quelli tradizionali. Uno sviluppo importante sia per la paleontologia che per la robotica, che ha dato vita a una nuova disciplina, la paleorobotica

Cos’è la paleobionica

Il dipartimento di ingegneria meccanica della Carneige Mellon University ha creato un “soft robot” basato su un fossile di 450 milioni di anni fa. I soft robot sono macchine che utilizzano parti in tessuti meno rigidi dei metalli e delle giunture normalmente impiegati nella robotica. In questo modo hanno potuto riprodurre il movimento di uno pleurocistide, un organismo marino estinto da milioni di anni.

Si trattava di un animale che si muoveva sul fondale, in modo non dissimile da quello che fanno oggi le stelle marine. La sua particolarità era quella di essere stato uno dei primi ad aver sviluppato un tessuto muscolare per muoversi. Da questa collaborazione è nata una nuova disciplina: la paleorobotica, che si propone di ispirarsi ai fossili per creare nuovi tipi di robot.

robot in ambiente controllato porgono bicchieri
Unsplash @davidleveque | zak-site.it

Grazie a questa esperienza è stato possibile capire che i pleurocistidi si muovevano con ampi movimenti oscillanti. Grazie alle simulazioni rese possibili dal robot, i paleontologi hanno potuto capire quale fosse il movimento dal quale l’animale poteva ottenere la velocità maggiore con il minimo sforzo. I risultati hanno convinto i ricercatori a continuare questa collaborazione con altri tipi di fossile.

I vantaggi per chi studia i fossili e per chi progetta robot

La paleorobotica può portare vantaggi sia per l’ingegneria meccanica e la robotica che per la paleontologia. Le possibilità per questa seconda disciplina sono evidenti. I fossili non conservano i tessuti molli come i muscoli. Capire come determinati organismi del passato si muovessero con le sole ossa è complicato e si possono solo formulare ipotesi. La robotica può aiutare a capire quale fosse il movimento più efficiente e quindi, più probabile, delle creature preistoriche.

Per la robotica i vantaggi sono meno intuitivi ma comunque importanti. I robot al momento sono molto utili in ambienti controllati. Agiscono alla perfezione in una fabbrica ad esempio, quando devono svolgere un compito preciso e ripetitivo. Al contrario, quando si trovano in un ambiente naturale, vanno in difficoltà. Le operazioni più semplici diventano complesse per problemi di equilibrio e reazione all’ambiente.

Studiando l’evoluzione dei fossili e costruendo questi prototipi, la paleorobotica si propone di sviluppare nuove macchine in grado di agire anche in ambienti naturali. I soft robot in particolare dovrebbero essere la prossima evoluzione di questo tipo di macchine. Studiare come gli organismi si sono evoluti per muoversi in determinati ambienti può permettere agli ingegneri di sviluppare robot migliori.

 

Gli impieghi di queste macchine sono molteplici. In particolare però sono molto adatte a recarsi in luoghi dove gli umani non possono andare facilmente. Dall’esplorazione dei fondali marini al salvataggio di persone in difficoltà, queste macchine potrebbero avere un impatto reale sulla scienza e sulla vita delle persone.